a cura di: Alessandro De Vettor e giacomo mascaretti

 

Pressione idrostatica

 

La direzione e l’entità del movimento dei fluidi corporei attraverso la parete capillare dipendono dalla somma delle pressioni “idrostatiche” e “osmotiche” esistenti attraverso la membrana.

Un aumento della pressione idrostatica capillare favorisce lo spostamento dei liquidi dai vasi all’ambiente extracellulare; di contro, un aumento delle particelle osmoticamente attive all’interno dei vasi contribuisce al movimento opposto, ossia i fluidi si spostano dall’ambiente extracellulare a quello intra capillare.

Una donna con infiammazione cellulare può essere maggiormente esposta ad eventuali stati catabolici, condizione che può indurre ad avere le gambe più gonfie e/o in ritenzione per il passaggio dei fluidi dal compartimento intra a quello extra (ICW → ECW).

L’incremento delle “resistenze arteriolari” riducono il passaggio delle sostanze nell’interstizio favorendo quello che viene definito “il processo di riassorbimento”, mentre un aumento delle “resistenze venose” possono incrementare la pressione capillare favorendo il passaggio delle sostanze nell’interstizio, limitando considerevolmente il processo di riassorbimento venoso.

Inoltre, da anamnesi sportiva, molte donne non riferiscono continuità nella pratica del fitness pertanto in caso di discontinuità nell’attività fisica le valvole venose potrebbero essere non così efficienti per far fronte agli alti regimi di flusso.
Considerando che queste strutture non sono determinabili (non si conosce a priori la valvolazione di un ramo venoso), se viene associata anche una ridotta stimolazione della pompa muscolare, vi è meno anche quella ritmicità sisto-diastolica valvolare, necessaria a ridurre in modo ottimale la pressione idrostatica.

Per avere un buon ritorno venoso bisogna avere muscoli, pompe e valvole efficienti stimolando le valvole progressivamente a frequenze di flusso sempre più elevate.

 

 

Indicazioni sulla valutazione dell’edema agli arti inferiori nella donna con BIA-Dex e Fotopletismografia

 

 

        

 

  •  Valutare il livello dei fluidi corporei extracellulari ECW% con analisi BIA-Dex® e HYDRA-Dex®
  •  Valutare lo stato nutrizionale del soggetto con la scala NUTRI-Dex® e attraverso i valori dell’indice di massa cellulare BCMI
  •  Valutare con apposita strumentazione la compliance venosa degli arti inferiori con BiaDex®️

 

 

Indicazioni sul trattamento dell’edema

 

1 – Ridurre la frequenza allenante delle gambe fino alla scomparsa dello stato edemigeno. Monitorare il valore del dell’indice di compliance venosa ottenuto con BIA-Dex® e misurare la circonferenza di cosce e polpacci prima dell’allenamento e nei giorni successivi, attendere il recupero fisiologico di riassorbimento prima di effettuare un nuovo allenamento

2 – Nel mentre della fase di “recovery”, allenare le parti carenti dedicandosi anche, e soprattutto, ad un lavoro di specializzazione per i glutei che non contempli esercizi multiarticolari per gli arti inferiori (squat, stacchi, affondi…) e flessione di anche/ginocchio con chiusure di “crosse”;

3 – Nel mentre della fase di “recovery”, praticare protocolli decongestionanti, avendo cura che in ogni manovra defluente il bacino sia sollevato anch’esso da terra (utilizzare un ‘bosu’);

4 – Nello svolgimento dell’allenamento utilizzare dei supporti elastocompressivi a corta estensibilità;

5 – Aumentare l’apporto idrico per mobilitare le sostanze addensate nella matrice, per consentire alla linfa un corretto flusso nei vasi linfatici. Evitare l’utilizzo di diuretici i quali hanno solo un effetto transitorio e causano nel tessuto edematoso l’aggregazione proteica per riduzione della concentrazione idrica della linfa;

6 – Nelle stasi protratte, che non regrediscono con il riposo notturno, in cui verosimilmente la capacità funzionale linfatica potrebbe ridursi, può risultare efficace un “washout linfatico” che deve essere redatto esclusivamente da personale specializzato (biologo nutrizionista, dietologo);

7 – Gli alfa-benzopironi, come evidenziato da numerosi studi, esplicano la loro attività attraverso un incremento del tono capillare, riduzione della permeabilità capillare alle proteine, aumento del numero dell’attività dei macrofagi, stimolo all’attività propulsiva dei linfangioni, inibizione della sintesi di prostaglandine e leucotrieni: ciò comporta un riassorbimento del liquido interstiziale, una graduale riduzione della fibrosi favorita dalla proteolisi macrofagica, una riduzione dello stimolo infiammatorio cronico, con conseguente minore incidenza di episodi acuti e minore tendenza alla cronicizzazione dell’edema. Tra tutte le molecole, la più utilizzata è la CUMARINA (LinfaClean) che si è dimostrata efficace, in un arco temporale di 3 mesi dall’inizio della sua assunzione, nella riduzione significativa dell’edema;

8 – Tra i gamma-benzopironi, spicca la DIOSMINA (Linfa Clean), la quale aumenta il tono venoso potenziando la risposta noradrenergica, stimolando direttamente il drenaggio linfatico, riducendo la permeabilità capillare, l’attivazione e l’adesione leucocitaria;

9 – Il SELENIO, è un componente di diversi enzimi antiossidanti. Dagli studi effettuati, ha dimostrato un effetto antiedemigeno.

 

 

   

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